
21 Ott Successi e suggerimenti nei percorsi di regolamentazione
Proseguono i percorsi di avvicinamento, a volte impervi ma inevitabili, tra la sharing economy e le annesse regolamentazioni operative. Importante perciò l’accordo appena formalizzato dall’Aeroporto Internazionale di San Francisco (SFO) con l’azienda di ride sharing Sidecar per offrire passaggi legali da e per la città tramite l’apposita app. L’iniziativa fa parte di un programma pilota per evitare i pesanti ingorghi di traffico intorno allo scalo, uno dei più vivaci al mondo, e facilitare lo scorrimento dei viaggiatori, con ovvi incentivi per il turismo e altre attività locali.
Non a caso il sindaco Edwin Lee ha saluto l’evento come una pietra miliare da cui traggono beneficio un po’ tutti, consumatori, istituzioni e comparto economico:
«La sharing economy è nata qui, e confermo il mio impegno ad assicurare il sostegno di San Francisco alla crescita e al successo di questo settore innovativo. Congratulazione a Sidecar e SFO per aver siglato quest’accordo storico, il primo del genere in California, e uno dei primi negli Stati Uniti».
Il servizio sarà attivo di fatto entro 30 giorni, ma prevede solo passaggi individuali, vietando tuttora il servizio Shared Rides, cioè la condivisione con altri che vanno nella medesima direzione, e conseguente riduzione della tariffa. L’azienda punta comunque su simili accordi mirati ma significativi, un po’ diversamente da giganti come Uber e Lyft, per incrementare la presenza nelle 10 metropoli USA in cui opera al momento.
Buona notizia anche per l’Italia, dove la Camera dei Deputati sta discutendo la legge delega di riforma del codice della strada. Ambito in cui si prevede l’introduzione di una definizione chiara per il car pooling:
«….inteso come servizio di trasporto, non remunerato, basato sull’uso condiviso di veicoli privati tra due o più persone che debbano percorrere uno stesso itinerario, o parte di esso, messe in contatto tramite servizi dedicati forniti da intermediari pubblici o privati, anche attraverso l’utilizzo di strumenti informatici».
Va chiarito che il car pooling va visto solo come progenitore lontano del ride sharing, pur se forse potrà agevolarne l’introduzione in Paesi come l’Italia. Invece USA è in vigore da decenni, con corsie preferenziali in molte aree metropolitane riservate ad autoveicoli con 2/3 o più passeggeri, e assai usato dai pendolari, ma finora basato su contatti informali tra amici, conoscenti o con il passa-parola, e senza formali transazioni economiche. Quadro ovviamente da qualche tempo alquanto diverso per via dei device mobili.
Di certo l’iniziativa è apprezzabile per cominciare a fare chiarezza in un ambito preda di tensioni sociali anche eccessive, soprattutto se collegato ad altre normative in discussione (all’interno della alla Legge di stabilità, per esempio) indirizzate a fornire stanziamenti locali per «incentivare iniziative di mobilità sostenibile, incluse iniziative di car-pooling e bike-pooling».
Importante infine l’analisi proposta da due esperti della Harvard Business School, il cui articolo delinea i passi necessari tramite cui la sharing economy possa trovare il favore degli amministratori locali e quindi imporsi sul mercato attuale. Partendo dall’assunto che le relazioni tra le aziende del settore e le autorità normative «è probabile rimarranno difficili per il prossimo futuro», Sarah Cannon e Lawrence Summers offrono alcuni consigli pratici alle prime per arrivare a una maggiore cooperazione con le seconde.
Tra questi, svetta la necessità di essere pro-attivi e attenti rispetto alla giuste preoccupazioni dei legislatori, avviando iniziative di ampio respiro:
«Molti business model della sharing economy sollevano legittimi problemi riguardo alla sicurezza, alla privacy e all’accesso degli utenti. Airbnb deve assicurarsi che gli appartamenti offerti siano sicuri per l’affittuario e Lyft deve fare lo stesso per gli autoveicoli dei suoi autisti. … Nei percorsi di avvicinamento alle autorità vanno privilegiate le best practices quali l’organizzazione di coalizioni e associazioni di settore per rappresentare posizioni comuni anziché un fronte disunito in cui le varie aziende si fanno avanti individualmente e solo in tempo di crisi. … Condividere quei dati che possono dissipare i timori dei legislatori e minimizzare i requisiti per le aziende: quelli sul numero degli utenti regolari del ride sharing, per esempio, consentono alle città di toccare con mano i benefici alla popolazione rispetto alle opzioni di trasporto».
In definitiva, ribadisce l’analisi a ragion veduta, per evitare il maggior rischio in ballo – cioè che le autorità locali alla fin fine vietino certe pratiche innovative – è controproducente inimicarsi i legislatori o sottovalutare casi di danni agli utenti. Occorre piuttosto trovare modi nuovi di fare imprenditoria e muoversi in sintonia con i vari soggetti coinvolti.