
24 Ago Sharing ecosystem in Seoul
Mischiamo i seguenti ingredienti: human-centered smart city, community resilience, ICT, economia della condivisione, social innovation, e-government, hub tecnologici, common goods, … cosa otteniamo? Seoul, Corea del Sud, una delle principali Sharing City del mondo! Presa a modello, sempre citata, richiama a sé l’attenzione globale di addetti ai lavori e non. Nel 2012, grazie allo slancio innovativo e alla lungimiranza del sindaco Park Won-Soon, la città ha avviato una profonda riflessione sulle strategie da adottare per far fronte alle tante sfide di una metropoli: rapida urbanizzazione, alta densità abitativa, disoccupazione, emarginazione sociale, isolamento, inquinamento, ecc. Facendo leva sulle potenzialità e le infrastrutture già esistenti la città ha lanciato il programma “Sharing City Seoul”, con l’obiettivo di creare uno “Sharing Ecosystem” basato su una “Sharing Culture”, una nuova sensibilità verso la condivisione, la cooperazione, lo scambio e la collaborazione a beneficio dei cittadini.
Le principali iniziative avviate, sia in termini di organizzazione e governance urbana, sono: “Seoul Metropolitan Government Act for Promoting Sharing”, insediamento di uno Sharing Promotion Committee e di un Global Advisory Board di esperti internazionali, cooperazione con Creative Commons Korea e attivazione di Share Hub, creazione di una Social Innovation Division, ideazione di un brand, ecc.; sia in riferimento alle attività concrete attuate a favore della creazione dell’ecosistema: selezione, sostegno finanziario e amministrativo a imprese sociali impegnate nella risoluzione di problematiche sociali, supporto per la nascita di nuove start up in ambito sharing, campagne di educazione alla condivisione, Public Hearings con la cittadinanza, Sharing Economy Starter School, fiere e forum ad hoc, avvio di partnership per il servizio di carsharing, e molte altre.
Si è di recente aperta la seconda fase del progetto, con la quale la città di Seoul mira a rafforzare e migliorare i risultati ottenuti fino ad oggi. Se con la prima fase sono state selezionate e supportate 63 imprese sharing, entro il 2018 si punta ad arrivare a 300. A conferma di questo indirizzo, in giugno sono state selezionate 6 ulteriori imprese che si occupano di condivisione di spazio (Parking Plex, una piattaforma di condivisione di parcheggi che usa la tecnologia IoT- Internet of Things), contenuti (Cinegg, che punta a creare un ecosistema di film indipendenti e una community basata sulla condivisione culturale; Aud, una coop sociale che ha sviluppato un’app di share-typing per aiutare persone con problemi di udito; XVision Technology rivolta a persone con disabilità, soprattutto non vedenti), capacità e conoscenze (Lingofly, una piattaforma in cui è possibile condividere la lingua incontrando madrelingua online – è persino previsto l’italiano; HeadFlow un’impresa sociale basata sui valori di universalità e diversità che propone nuovi modelli di apprendimento).
L’interesse a supportare i business di sharing economy trova giustificazione nei primi risultati ottenuti: come si legge, ad esempio, nel documento lanciato il 20 aprile 2015 dal Seoul Metropolitan Government (SMG), “the Next Step for Sharing Seoul”, in alcuni casi le rendite delle imprese sociali coinvolte nel progetto sono aumentate di nove volte negli ultimi due anni. Kiple, una piattaforma di scambio di abiti per bambini, lanciata inizialmente in soli due gu o ku (distretti), in un anno ha raddoppiato le vendite condividendo circa 8 milioni di pezzi e aprendosi a ben sei distretti autonomi nella città di Seoul. Inoltre, con il progetto “One Roof Inter-Generational Sympathy” si vuole introdurre il concetto di condivisione di abiti per bambini a tutti i distretti di Seoul. Spazi e mobilità sono altri due ambiti che stanno registrando ottimi risultati: parcheggi pubblici e privati condivisi, edifici pubblici aperti in giorni e orari in cui sono solitamente chiusi (grazie a un sistema di prenotazione online) e car sharing (4 compagnie e 400 mila membri) hanno avuto un effetto economico di oltre 37 milioni di euro secondo il recente “Seoul Sharing City Executive Summary in 2015” .
La promozione, in termini di marketing e diffusione di conoscenza, da parte del SMG è serrata, ne è un esempio la seconda “Sharing City Seoul Fair” tenutasi il 30 maggio con l’obiettivo di presentare alla cittadinanza le varie imprese sociali selezionate e farsi occasione di aggregazione; hanno infatti animato la giornata non solo gli stand delle imprese, ma anche contest, concerti dal vivo, giochi e uno “Sharing Market” per i giovani dove scambiare le proprie risorse inutilizzate.
La propensione del SMG a supportare le idee e le imprese sociali coinvolte in servizi e iniziative di sharing economy sta generando una forte ondata di innovazione sociale: la città è in fermento, le idee innovative per migliorare la qualità della vita dei cittadini aumentano (è costante la possibilità di presentare idee basate sul quartiere di appartenenza attraverso il portale cittadino, oltre ai vari contest via via lanciati), i giovani si riconoscono in spazi e progetti a loro dedicati (YouthZone, YouthHub), e crescono l’attenzione e la cura per la città e i beni comuni, così come la consapevolezza verso le nuove possibilità aperte dalla sharing economy e dalle nuove tecnologie. Inoltre, i nuovi o futuri imprenditori sociali hanno a disposizione specifici programmi di formazione: è stata lanciata in giugno la terza edizione della “Sharing Economy Start School” rivolta a chi aspira a sviluppare idee su come migliorare la qualità della vita attraverso gli strumenti della sharing economy. Ma non solo, sono nati anche degli “Sharing Economy Clubs” nelle scuole medie e superiori, per incoraggiare gli studenti alla condivisione, e una versione demo di “Sharing Schools” con l’obiettivo di sensibilizzare al concetto di condivisione e incoraggiarne la pratica. L’attenzione ai giovani non è una novità in Corea del Sud, soprattutto in termini di istruzione, in quanto essa rappresenta un investimento sicuro per il paese, ne garantisce la crescita e quindi il futuro. Ma in questo caso si tratta di un investimento anche in termini sociali: la situazione di profonda crisi economica, la forte pressione sociale a cui i giovani sono sottoposti, i problemi abitativi, ecc. hanno generato un aumento di patologie stress correlate, a cui il governo locale, grazie al supporto delle imprese sociali su cui sta investendo, cerca di dare risposta rendendo esplicita la possibilità di trovare alternative creative e innovative all’esistente, basate sui concetti di condivisione e collaborazione. L’idea di aumentare i business coinvolti nel progetto e le iniziative risponde anche all’esigenza di coprire ambiti diversi e incontrare i bisogni di altri target, come le casalinghe, i professionisti, i pensionati… In generale il governo locale, guidato dal sindaco Park, ha una precisa inclinazione alla dimensione umana, e punta ad un vero e proprio cambio di paradigma che incida nella vita quotidiana dei suoi cittadini. Ne è un’ulteriore conferma la nascita, all’interno del Seoul City Hall, del Citizens Hall, un luogo di condivisione aperto a tutti i cittadini, dove trovare risorse, spazi di discussione e proposte, occasioni di aggregazione, condivisione e scambio. Anche l’ipotesi di selezionare degli “Sharing Villages”, e promuovere al loro interno buoni modelli di business, rientra in questa logica di sostegno alla cittadinanza che pone il cittadino al centro.
A garanzia di un’efficace penetrazione nella società di queste nuove pratiche, la città sta cercando di trovare soluzioni specifiche anche da un punto di vista legislativo e prevede di revisionare (in cooperazione con la National Assembly e il governo centrale) i regolamenti e gli statuti attuali in modo da assicurare un miglior supporto istituzionale alla sharing economy. Le fondamenta istituzionali sino ad oggi create sembrano funzionare molto bene e altre città coreane si stanno rivolgendo al SMG per capire come avviare progetti simili nelle proprie aree urbane. La città si sta promuovendo quindi anche all’esterno, non solo a livello nazionale, ma anche a livello globale, e punta a diventare una capitale mondiale della Sharing Economy, grazie alla creazione della “National Sharing City Association” e del “Consultative Group of World Sharing Cities”, per poi farsi leader mondiale di un’organizzazione globale di condivisione.
Non c’è che dire, i coreani quando decidono di fare qualcosa predispongono tutto in modo estremamente strutturato affinché sia efficace e ad alta penetrazione. Attendiamo con ansia il prossimo rapporto a fine 2015, visto che gli effetti stimati per questa seconda fase ammonterebbero a 1.280 nuovi posti di lavori, e meno 29.800 tonnellate di emissioni di CO2 e un risparmio cittadino annuo di oltre 9 miliardi di euro.
Articolo di Monica Bernardi
Laureata in Sociologia Urbana presso l’Università Milano-Bicocca Monica Bernardi è attualmente dottoranda di ricerca in “Qualità della Vita nella Società dell’Informazione” con un progetto sulla Sharing Economy e le Sharing Cities. Collabora dal 2012 con il centro Qua_si Universiscuola (UNIMIB) con attività di ricerca nell’ambito della sociologia urbana e un focus particolare sui processi di governance delle città Smart/Shareable e sui temi dell’innovazione.