
23 Ott Sharing Business
Come la condivisione cambia il fare impresa e come le imprese stanno cambiando il modo di fare affari
di Davide Aricidiacono (Università Cattolica del Sacro Cuore)
Il potere di cambiamento dell’economia della condivisione risiede nella sua capacità di contaminare e contagiare i modelli di organizzazione economica più tradizionali. Le potenzialità dello scambio orizzontale tendono a ridisegnare la catena del valore e le consuete asimmetrie di potere tra chi produce, distribuisce, usa, ampliando la possibilità di ciascuno di assumere il ruolo/valore che vuole sul mercato. Questo dinamismo intrinseco nella logica della condivisione è ciò che la rende più forte e al contempo più ambigua. Se co-produzione, relazione e reputazione sono da tempo i mantra della digital economy, quello delle piattaforme sharing si connota come un vero e proprio ecosistema innovativo, capace di sviluppare forze (ri)generative sia tra chi vuole fare impresa, sia tra chi impresa la fa da “sempre”.
Non è un caso che ShariItaly abbia deciso di dedicare un’intera giornata di riflessione e attività al tema attraverso la creazione di un suo Business Forum. Non si tratta di definire o separare una sharing economy “buona” da una “cattiva”, né di definire se si tratti più di economia della condivisione o di capitalismo delle piattaforme. Si tratta piuttosto di definire il modo di costruire una visione, un servizio, un modo di relazionarsi alla clientela che appare quanto mai pervasivo nella sue logiche tanto da diventare un nuovo “must” manageriale e imprenditoriale.
Gli esempi di grandi aziende che si stanno appropriando delle logiche della “condivisione“ sono sotto gli occhi di tutti: a cominciare dal settore delle APP e dei videogiochi, che per primo ha sviluppato il modello della co-produzione collaborativa e in cui il caso di maggiore successo è rappresentato proprio da Apple Store; per proseguire con Vodafone, che ha recentemente lanciato la propria Wi-Fi Community, che permetterebbe ai propri clienti di utilizzare la rete wireless degli altri aderenti all’iniziativa secondo logiche di reciprocità, o che ha lanciato Vodafone LAB, una piattaforma Social di condivisione e scambio di idee tra l’azienda e i propri utenti; passando al settore del credito come Widiba, che costruisce la propria gamma di prodotti/servizi attraverso iniziative di crowdfunding, o a Unicredit che sta ridefinendo il proprio spazio organizzativo e i propri processi di lavoro in senso “smart”&”share”. Questo vuol dire anche opportunità per le start up di intercettare possibili rapporti di collaborazione e mutuo riconoscimento con i grossi player di mercato, sulla scorta di esempi sempre più riconoscibili: è il caso di Mercedes che attraverso il programma ”ME” potenzia il proprio servizio di auto sfruttando la collaborazione con servizi come Car2go o Moovel, oppure di casi di partnership come quelle tra Venpa e Gnammo, Intesa e AirBnB, Telecom e Starteed.
La stessa Pubblica Amministrazione punta sullo sharing per ripensare la propria mobilità ma anche per pianificare e co-progettare spazi e infrastrutture, o mutare la relazione con i propri cittadini: da esperienze come quella dei community planner, al baratto amministrativo fino a quelle più social e interattive come “Fix my street” o “Decoro Urbano”.
È evidente che oggi chi vuole guardare all’innovazione e all’imprenditorialità non può che partire dai principi dell’economia di condivisione, e se questa forse non può definirsi ancora una rivoluzione certamente ci si avvicina molto…