Palazzo Marino pronto ad approvare una delibera per far crescere la sharing economy a Milano

Palazzo Marino pronto ad approvare una delibera per far crescere la sharing economy a Milano

E’ con particolare soddisfazione che riportiamo di seguto l’articolo pubblicato oggi su Repubblica e soprattutto la notizia che “Palazzo Marino è pronto ad approvare una delibera di giunta che possa sviluppare ancora di più la cosiddetta economia collaborativa”, ringraziando gli assessori D’Alfonso, Maran, e Tajani per credere, insieme a noi, che l’economia collaborativa possa essere un’opportunità per le amministrazioni, per le aziende e per tutti noi cittadini. 

“È la città condivisa. Quella che già oggi lavora – in 40 spazi di coworking – o produce in comune, tra fab lab e indirizzi dedicati ai makers, gli artigiani digitali. Quella che sperimenta il crowdfunding e che, quando la prossima primavera alle 3.500 biciclette e alle 1.900 auto si aggiungeranno anche 1000-1500 scooter, potrà viaggia con qualsiasi mezzo ‘di tutti’. E non solo. Perché la città dello sharing è anche quella che si prepara a Expo. Con i servizi che potrebbero aumentare ulteriormente in attesa dei 20 milioni di visitatori: dai gruppi che vorrebbero lanciare un’app per far vivere tour inconsueti di Milano agli alloggi in condivisione e alle case da scambiare; dai passaggi in auto all’assistenza a bambini, anziani e animali fino alle cene e ai corsi di cucina.

Per questo Palazzo Marino è pronto ad approvare una delibera di giunta che possa sviluppare ancora di più la cosiddetta economia collaborativa. Una strategia complessiva che va dall’impegno a mettere a disposizione spazi e a trovare risorse fino alla creazione di speciali albi qualificati con cui il Comune metterà una sorta di bollino di garanzia su quei servizi che, come spiega l’assessore con delega alla ‘Smart city’ Cristina Tajani, “abbiano credibilità e rispettino le regole”. Perché se questo settore va lanciato, è il concetto, va anche “organizzato” per non replicare proteste come quelle dei tassisti contro Uber.

È partendo da Expo che il Comune ha deciso di premere ancora di più sull’acceleratore della sharing economy. Un studio del gruppo di lavoro Shar-Expo ha ipotizzato la possibile platea: durante i sei mesi, potrebbero essere 7mila al giorno le persone in cerca di alloggi alternativi, almeno 9mila i fruitori servizi in sharing, 4.500 pronti a guidare un’auto o una bici, 300 i coworker. Per i trasporti, l’offerta c’è già. “Ma tutti i sistemi sono in espansione e lo spazio di crescita nei prossimi cinque anni sarà notevole”, dice l’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran. Le auto, ad esempio, con la possibilità di toccare l’hinterland aumenteranno (i tre operatori privati hanno chiesto di poter salire di 200 a testa), così come le biciclette che, per Expo, saranno anche elettriche. E poi le moto – anche a tre ruote – con l’avviso pubblico che il Comune lancerà tra novembre e dicembre.

Ma Palazzo Marino guarda a un orizzonte ancora più lontano e, soprattutto, su queste basi vuole costruire una politica di rilancio della città. “Pensiamo che nello sharing – spiega Tajani – ci siano molte possibilità di sviluppo e il fenomeno va guardato dai due punti di vista: quello dei servizi e dei consumatori, ma anche quello della produzione, della finanza e di chi, in questo modo, lavorerà “.

È per questo che è nata la delibera quadro che unisce i due campi: a proporla è il settore di Tajani ma è stata condivisa – anche questa – dall’assessorato di Maran e da quello al Commercio di Franco D’Alfonso. Ancora prima che venga portata in giunta il prossimo mese, il Comune ha chiamato a raccolta, il 4 novembre, i principali attori per un confronto: dai coworker agli operatori del car sharing, da Airbnb a Bla bla car, da chi ha lanciato una piattaforma di crowdfunding a Gnammo, il primo servizio di social eating italiano.

Con il documento l’amministrazione vuole indirizzare le scelte future. Tra gli obiettivi: trovare risorse anche con bandi statali ed europei, spazi, favorire la mappatura e la comunicazione delle iniziative e “contribuire all’elaborazione di nuovi strumenti di gestione e regolamentazione “. Questi servizi, infatti, rischiano anche di scatenare le proteste di categorie e commercianti. Ecco perché il Comune sta pensando di creare elenchi per “riconoscere e certificare le realtà virtuose che si muovono all’interno delle regole”. E allo stesso tempo, rilancia Tajani, “si può lavorare con il governo per cambiare quelle che risultano obsolete”.

Alessia Gallione, Repubblica.it, 27 ottobre 2014