
09 Giu Le grandi aziende e la sfida dell’economia collaborativa. Intervista a Véronique Laury, CEO di Castorama.
Castorama, la catena francese di prodotti per il bricolage, era tra i main sponsor dell’ultimo Ouishare Fest, tenutosi all’inizio del mese di maggio a Parigi. In quei tre giorni abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con Véronique Laury, CEO di Castorama, approfondendo le opportunità e le sfide che l’economia collaborativa lancia alle grandi aziende.
Ecco cosa ci ha raccontato.
D: Perché un’azienda come Castorama ha deciso di sponsorizzare il Ouishare Fest?
R: “Siamo una grande azienda, attiva sul mercato da 45 anni, con 12.000 dipendenti e 53 milioni di clienti. Pur essendo uno dei più grandi marchi del settore retail, ho l’impressione che la gente non ci ami, che ci veda distanti, come qualcosa che appartiene a un mondo che non c’è più. Se vogliamo continuare ad essere competitivi sul mercato, dobbiamo cambiare il nostro modello, passare da un’azienda che vende beni a un’azienda che accompagna il cliente a migliorare la propria casa. Per farlo dobbiamo riuscire a rafforzare il rapporto che abbiamo con i dipendenti, i piccoli artigiani, i privati cittadini.
D: Quali sfide lancia l’economia collaborativa a una grande azienda come la vostra?
R: L’economia collaborativa per noi è un tema ancora piuttosto nuovo.
Per prima cosa, dobbiamo conoscere e imparare ed è il motivo principale per cui siamo qui in questi giorni. Ci sono 60 persone di Castorama, oltre a me, al Ouishare Fest e sia io sia loro dobbiamo diventare ambasciatori nei confronti dell’azienda e di tutti gli altri dipendenti di quanto ascoltato, imparato e discusso nei diversi incontri e nelle varie sessioni del Festival. Abbiamo anche organizzato una sorta di barcamp interno con 200 persone, tra cui alcuni store manager, per discutere di questi temi e per capire che cosa possiamo fare.
Vogliamo diventare un ecosistema composto da clienti, artigiani, dipendenti, e da tutti i nostri stakeholder. Vogliamo facilitare la condivisione e l’interazione tra queste persone, vogliamo aiutarle ad imparare, a condividere competenze e progetti. E, come azienda, vogliamo aiutare questo ecosistema a crescere, esserne parte ed evolvere.
D: Che cosa state facendo in concreto?
R: Tra le iniziative che abbiamo avviato, c’è il Castowiki – un wiki pubblico gestito da Castorama – a cui possono contribuire i nostri dipendenti e i nostri clienti. È stato un modo per rompere le barriere tra interno ed esterno e per consentire a tutti, indistintamente, di portare il loro contributo. Abbiamo già raccolto molte idee, opinioni, consigli che sono state raccolte in un volume e rese pubbliche.
Stiamo, inoltre, lavorando con alcune start up, poiché da loro abbiamo sicuramente molto da imparare. Le start up agiscono e si muovono in un modo completamente diverso da quello delle grandi aziende.
La terza iniziativa è Les Troc’heures, una piattaforma che abbiamo lanciato nel 2011 per permettere alle persone di scambiarsi lavoretti in base alle proprie competenze. Un esperimento che, a dire il vero, oggi non sta funzionando ma forse perché non lo stiamo lanciando nel modo giusto. Credo però che questa sia un’idea grandiosa, da rilanciare.
Un altro argomento molto interessante, al quale stiamo pensando, è la stampa in 3D. Non credo che installeremo delle stampanti nei negozi, ma un’idea potrebbe essere quella di fornire i pezzi di ricambio degli oggetti che vendiamo stampandoli su richiesta in 3D.
D: Tra 5 anni come si immagina Castorama? Come misurerete i risultati di quello che state facendo?
R: Premetto che io non sono molto interessata alle metriche in generale, credo però che potremo parlare di successo se più persone riusciranno a migliorare le loro case e il loro modo di vivere. Il vero obiettivo è questo, non tanto le quote di mercato.
D: Un’ultima domanda: che impatto potranno avere questi progetti sull’organizzazione interna?
R: Credo ci saranno cambiamenti importanti, soprattutto nelle relazioni tra le persone.
I progetti che stiamo avviando rappresentano una grande sfida per un’azienda come la nostra e non credo che saremo in grado di affrontarla con il tipo di organizzazione che abbiamo ora, che è molto gerarchica.
Saremo costretti a ripensare alla nostra organizzazione, ma penso che ne trarremmo grandi benefici. Potremmo avere più persone con la mentalità aperta, più giovani, più internazionali, credo che potremmo creare qualcosa di veramente grande in termini di persone.
Per approfondire: il video dell’intervento di Véronique Laury all’OuiShare Fest 2014.