
30 Mar Il potere delle community online
Intervistata da Il sole 24 Ore, Marta Mainieri riflette sul sul valore delle comunità, fra digitale e fisico. Ecco le domande e le risposte complete sulle community online.
Ringraziamo Giampaolo Colletti per il suo invito a riflettere sul “potere” delle community digitali, nel suo articolo pubblicato oggi su Nòva 24 de Il Sole 24 Ore. Come spesso accade, per motivi di spazio gli interventi degli intervistati devono essere ridotti. Quindi vi condividiamo qui la versione integrale delle risposte di Marta:
-Nella pagina raccontiamo il potere delle community, che oggi acquisiscono un peso più rilevante nascendo dagli ambiti anagrafici e geografici, ma poi uscendone grazie alla rete. In che modo le tecnologie hanno determinato l’evoluzione delle community?
Marta: -Discorso lungo. Le tecnologie digitali hanno fatto riemergere il concetto di comunità o community creando da un lato nuove forme di prossimità e dall’altro fornendoci gli strumenti per creare comunità.
Da un lato infatti ci hanno permesso di essere sempre tutti connessi e ci hanno abituato a fidarci e a dialogare con facilità con gli sconosciuti. Dall’altro ci hanno consentito di costruire nuove prossimità – anche a fronte di nuove solitudini create proprio dalle tecnologie – che non sono più solo legate al territorio, come avveniva un tempo, ma sono principalmente di scopo. Le persone si uniscono oggi in community o comunità perché sono vicine per interessi, per passioni, per una condizione comune, per una pratica, e anche per un prodotto. Non più per grandi ideali ma per piccole azioni di cambiamento. Infine le tecnologie ci hanno dato la possibilità di avere gli strumenti per riunirci e per tradurre questi interessi, queste nuove prossimità, in servizi. Oggi quello che vedo e che ho descritto nel mio libro, è che nascono molte aziende da community, cioè da idee o bisogni intorno ai quali si sono aggregate persone, e che solo in un secondo momento sono diventati servizi e imprese.
-Oggi le community surfano tra le piattaforme, ma restituiscono anche una partecipazione attiva nei contesti fisici. In che modo realizzano questa omnicanalità?
–Faccio fatica a comprendere chi parla di comunità intendendo la comunità territoriale – quella buona – e community come quella digitale – solitamente quella cattiva. E’ un discorso che sento spesso. Credo invece che oggi la distinzione fra territoriale e digitale non abbia più molto senso di esistere. Tutti noi viviamo entrambe le dimensioni e entriamo in una o nell’altra con naturalezza e complementarietà. Questo avviene anche per le community.

Le community o comunità (io uso i due termini come sinonimi) che davvero funzionano sono quelle che sanno orchestrare bene i due ambienti: che utilizzano l’online per aggregare più persone, per alimentare la conversazione in ogni momento, per far crescere i legami deboli; la fisicità per far incontrare le persone, per far crescere le relazioni più forti e il senso di appartenenza.

-Quali sono i consigli per intercettare e quindi animare una community? Contano più i temi chiave o le persone che ne fanno parte?
Io credo che conti moltissimo il ruolo di chi lancia la community, che sia un’impresa tradizionale che vede nelle community un modo per rafforzare la relazione con i proprio collaboratori (community interne) o con i propri dipendenti (product community), che sia un’amministrazione, un ente non profit o un team informale; quello che è davvero importante è che il gestore, colui che lancia la community, sia consapevole del valore che una community può dare e di come abilitarla. Per facilitare questa “progettazione” ho elaborato un framework di community design che prevede 4 passaggi fondamentali per costruire una community: creare l’identità, quindi sapere intorno a quale tema e a quale scopo aggregare; definire un sistema di ingaggio e di governance, che passa dalla co-progettazione e dalla co-gestione delle attività; e, infine, pensare a un modello di sostenibilità. Perché creare una community deve essere considerato a tutti gli effetti come un progetto e come tale ha bisogno di un budget, un team e dei KPI per monitorare il ritorno dell’investimento.
Per saperne di più:
–I nostri servizi di consulenza
–The new power of communities – Havas Prosumer study of 2022
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