Il lato oscuro della sharing economy. Airbnb può accelerare la gentrificazione* delle città?

Il lato oscuro della sharing economy. Airbnb può accelerare la gentrificazione* delle città?

Tutte le innovazioni portano con sé cambiamenti positivi e negativi. E anche la sharing economy, che ormai molti considerano come una valida alternativa all’economia tradizionale, può nascondere un suo lato oscuro. Lo hanno scritto lo scorso giugno, due dei maggiori sostenitori dell’economia della condivisione, Jeremiah Owyang di Altimeter che ha fatto un elenco significativo degli aspetti negativi legati alla condivisione e Anya Kamenetz di FastCompany che invece ne analizza soprattutto le questioni legali.
Entrambi sollevano questioni cruciali ed è un bene che se ne discuta ma non si può però ignorare che un’innovazione, di per sé, non può essere considerata soltanto buona o soltanto cattiva, ed è importante piuttosto capire se i benefici generati dal cambiamento superino le perdite.La questione importante non è tanto analizzare gli aspetti negativi della sharing economy, quanto piuttosto se questi superano i benefici.
Questione complicata. Di seguito si analizzano due aspetti ponendo, poi, l’attenzione su un altro rischio che porta con sé la sharing economy, la gentrificazione delle città.

Economia della condivisione vs economia tradizionale.
Ogni dibattito sulla sharing economy non può prescindere dal paragone con l’economia tradizionale. E’ storia nota che l’economia tradizionale sia iniqua: lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali – che va a beneficio di una sottilissima fetta di popolazione mondiale – fa crescere di giorno in giorno il rischio di un collasso ambientale globale. Contemporaneamente, cresce in noi la consapevolezza che se non modifichiamo le nostre abitudini di consumo anche noi siamo destinati ad estinguerci. In sostanza quindi il lato negativo della sharing economy scompare se si confronta a quello generato dall’economia tradizionale.

Le persone vincono le multinazionali perdono.
Si pensi al car sharing. Uno studio del 2010 dell’Università di Berkley dimostra che una macchina condivisa sostituisce fino a 13 macchine possedute e che il 50% degli utenti del car sharing hanno la possibilità di usufruire di un bene a cui altrimenti non avrebbero accesso. Un altro studio dimostra che se in un anno, in una città, si riducono le auto di proprietà di 15.000 unità, il risparmio per le famiglie di cui può beneficiare l’economia locale è di 127$ milioni. Sicuramente sono necessarie più ricerche, ma questi dati da soli dimostrano che sono le famiglie e le comunità locali a godere dei benefici maggiori derivanti dal car sharing. A perderci sono soprattutto le multinazionali che producono automobili. Ma non sono forse proprio le multinazionali tra le cause principali della distruzione dell’ambiente e della distribuzione iniqua della ricchezza sul nostro pianeta?

Un potenziale aspetto negativo della sharing economy è quello della gentrificazione delle città, che Airbnb potrebbe accelerare. La preoccupazione deriva dal fatto che se aumenta il rendimento di un bene, il suo valore cresce. Così, se l’affitto a breve termine di un immobile permette di aumentare le proprie rendite, allora anche il prezzo sul mercato di questa proprietà crescerà. E se questo accade grazie agli affitti temporanei promossi da Airbnb non c’è forse il rischio di un incremento generale dei prezzi del mercato immobiliare, con conseguente accelerazione del processo di gentrificazione?
Anche in questo caso, però, per valutare correttamente l’impatto della crescita degli affitti a breve termine targati  –  o no – Airbnb,  è opportuno discutere se e quali benefici questo fenomeno è in grado di generare, chi ne può effettivamente godere e se i vantaggi superino le conseguenze negative che, inevitabilmente, ne possono conseguire.

* il termine gentrification è stato introdotto in ambito accademico dalla sociologa inglese Ruth Glass per descrivere i cambiamenti fisici e sociali di un quartiere di Londra che sono seguiti all’insediamento di un nuovo gruppo sociale di classe media. A tal proposito C. Hamnett scrive “Essa identificò la gentrificazione in un processo complesso, o un assieme di processi, che comporta il miglioramento fisico del patrimonio immobiliare, il cambiamento della gestione abitativa da affitto a proprietà, l’ascesa dei prezzi, e l’allontanamento o sostituzione della popolazione operaia esistente da parte delle classi medie”. Fonte Wikipedia

PER APPROFONDIRE: Neal Gorenflo per Shareable Magazine