
18 Giu Ecco perchè le aziende devono prendere parte all’economia collaborativa
L’economia collaborativa sta dando prova di essere un movimento durevole, diffuso e dirompente. Alle aziende si pongono davanti due scenari: salire a bordo – come per esempio hanno già fatto Patagonia, Toyota e Citibank – sfruttando un vantaggio competitivo, oppure starne fuori rischiando, però, di rimanere travolte da questo fenomeno che non è certo di passaggio. Lo afferma una ricerca di Altimeter presentata a Leweb qualche settimana da uno dei suoi partner, Jeremiah Owyang, che tra le altre cose sostiene: “Le imprese rischiano di essere disintermediate dai consumatori che, sempre più connessi, sfruttano a pieno ciò che hanno acquistato entrando in competizione diretta con chi produce”.
Non tutto il male viene per nuocere, però. Le aziende, secondo Owyang, hanno l’opportunità di ripensare il proprio modello business, o parte di esso, trasformandosi in Aziende-Servizio – mettendo cioè in condivisione i propri prodotti (come per esempio fa Netflix, Zipcar, ecc)-, in Acceleratori di Marketplace – favorendo lo scambio e la vendita diretta di prodotti (come fa per esempio Patagonia) – o in Fornitrici di Piattaforme – abilitando le persone a creare nuovi prodotti o servizi. E possono farlo facendo leva proprio su quelle forze abilitatrici che hanno generato e che continuano a guidare lo sviluppo dell’economia collaborativa le quali, secondo Altimeter, sono driver:
SOCIALI
Aumento della densità della popolazione
Campagne a favore della sostenibilità
Desiderio di comunità
Altruismo generazionale
ECONOMICI
Guadagno a partire dai beni superflui o inutilizzati
Aumento della flessibilità finanziaria
Accesso anziché possesso
Influenza dei finanziamenti da parte di venture capitalist
TECNOLOGICI
Social network
Dispositivi mobili e piattaforme
Sistemi di pagamento
Per sfruttare il potenziale di questi driver è necessario che le aziende ripensino i propri modelli di business – o parte di essi – e facciano propri uno o più istanze dei contesti sopra descritti. In questo modo, possono crescere insieme ai propri clienti, anziché essere travolti dalle loro esigenze. I ritorni dell’investimento sono insiti nei modelli stessi e sono riconducibili a un più alto grado di maturità che le marche avranno con i loro clienti che porterà un maggiore beneficio a tutti i livelli.
Tutte le aziende sono interessate a questo fenomeno, molte potrebbero esserne messe in difficoltà. Quelle con alti costi, basso utilizzo dei prodotti o con beni facilmente trasferibili, probabilmente sono quelle a più potenziale di rischio. Ma in generale questo modello porterà a delle trasformazione che, per dirla con le parole di Lucio Dalla, “tutti quanti stiamo già aspettando”. La customer experience, per esempio, si estenderà ben oltre al primo acquisto nel momento in cui i consumatori condivideranno i propri beni impattando sul ciclo di vita del cliente, e le aziende, anche a loro interno, saranno costrette, con ogni probabilità, ad adottare gli stessi modelli proposti dall’economia collaborativa: le regole dei datori di lavoro e degli impiegati saranno ridefinite; gli uffici potranno essere ovunque; la differenza tra impiegati e consumatori sparirà, tornando ad essere tutti solo e sempre delle persone. Staremo a vedere.
Per approfondire McCartney per Shareable