
09 Set Ecco perchè anche ai tassisti conviene partecipare alla sharing economy
Questo vincolo ha avuto, nel tempo, pesanti conseguenze: sul prezzo delle licenze – a New York possono costare fino ad 1.000.000$ all’anno; sui taxi in circolazione – le licenze sono limitate e il loro numero è rimasto invariato per decenni; sulla corruzione dell’intero sistema, perché ha concentrato un grande potere nelle mani delle compagnie di taxi che gestiscono la distribuzione delle licenze, potere che consente loro di abusare dei tassisti imponendo tasse onerose e commissioni eccessive.
A questo scenario poco eccitante, negli ultimi anni si è aggiunta la nascita e la diffusione massiccia di servizi di ride-sharing, che consentono di prenotare una macchina con autista utilizzando una semplice app sul proprio smartphone.
Questi servizi stanno avendo una crescita esponenziale, in quanto più affidabili e sicuri dei taxi tradizionali.
Più affidabili perché rispondono sempre alle chiamate: non è più necessario scendere in strada ad aspettare il primo taxi libero, basta un click sul proprio telefono per prenotare un autista che arriverà nel tempo indicato.
Più sicuri perché tengono traccia sia delle recensioni dei vari autisti sia dell’identità del cliente, che diventa facilmente rintracciabile grazie al pagamento con Carta di Credito.
Cosa possono fare, allora, i tassisti, per sopravvivere?
Una soluzione intelligente potrebbe essere quella di mettersi a disposizione delle aziende di ride-sharing – InstantCab, che ha tra i suoi autisti sia privati cittadini che professionisti, a San Francisco conta 800 tassisti tra i suoi driver – per rendersi conto in prima persona dei vantaggi di questa nuovo sistema.
E cosa può fare il legislatore per regolamentare questa situazione?
Può evitare, da un lato, di incoraggiare le situazioni di monopolio, che impediscono alle start-up del ride-sharing di operare e crescere sul mercato.
Dall’altro, deve dettare le regole di questo nuovo mercato, per gli aspetti relativi alla sicurezza – controlli sui driver, report sugli incidenti, ecc – e per quelli relativi all’esclusività del conducente.
Oggi infatti non è possibile prestarsi come autista per più piattaforme, si è vincolati ad una soltanto di esse.
Permettere agli autisti di rispondere alle chiamate di Sidecar, Lyft o di qualcun altro, garantisce più concorrenza tra le app, un bene per autisti e consumatori.
Per approfondire: Rohin Dhar per Priceonomics