Che cos’è una community, spiegato bene

Che cos’è una community, spiegato bene

Con questo nuovo blog sulle community partiamo dall’ABC, e cioè da un post che spiega cosa intendiamo quando parliamo di community. Non solo perché crediamo fondamentale non dare mai nulla per scontato, ma anche perché, troppo spesso, questo termine viene usato a sproposito. Capita, infatti, di trovare in giro per il web “call to action” che rimandano a community che in realtà non esistono. Quello che accade spesso, infatti, che si rivestono clienti, soci, volontari con il nome “membri di una community” solo perché oggi è più trendy.
Una community per essere tale deve avere delle caratteristiche particolari; conoscerle serve per scoprine il potenziale, immaginare applicazioni, e capirne il valore strategico per un’organizzazione, che sia un’azienda, una cooperativa, un’associazione, e così via.

 

Community: una definizione per settare il perimetro

Nei corsi promossi dalla nostra Academy, ma anche nella nostra metodologia definiamo una community così:

cos'è una community definizione perimetro

 

Una definizione che, in realtà, non vuole essere tale, nel senso che non ha nessuna ambizione o pretesa di inserirsi all’interno della vastissima letteratura che ruota intorno alle community di cui una breve sintesi si può trovare nel libro “Community Economy” (Hoepli 2020). Ciò che invece ci sembra utile sottolineare con questa spiegazione è definire un perimentro entro il quale i lettori del nostro blog possono orientarsi e fornire delle indicazioni chiare su cosa si intende per community per chi pensa di investire sulla nascita e crescita di una di esse.

 

Una community condivide uno scopo, un senso di appartenenza e di responsabilità reciproca.

Nella “definizione” sopra riportata si possono distinguere alcuni elementi chiave che caratterizzano una community.

 

La proposta di valore (purpose) è lo scopo che unisce i membri

La proposta di valore è ciò che tiene uniti i membri. Richiama quello che spesso viene definito in inglese come “purpose” e cioè la ragione per cui qualcosa esiste. Per le community è la sintesi dei valori, delle regole, delle azioni che la caratterizza. Un tempo, la proposta di valore era costituita dal territorio o dallo status o dalla religione di appartenenza; oggi, invece ci si aggrega intorno ad elementi molto più semplici e spiccioli come, per esempio, una passione (per il cammino, per i viaggi, per la carne alla griglia); una condizione comune (“siamo tutti mamme, o affetti dalla stessa malattina”); un luogo (una strada, un quartiere, una città); un prodotto, o una pratica: “siamo tutti”, “volontari, freelence, o donne del digitale. Tutte le proposte di valore devono essere semplici per essere facilmente compresive e aggreganti. E’ importante infatti che queste contengano una spinta all’azione,che sia la risposta a un bisogno o a un desiderio di cambiamento necessario per spingere i membri a partecipare ad attivarsi.

 

Il senso di appartenenza è ciò che muove i membri a partecipare.

Il senso di appartenenza è ciò che spinge i membri a stare e a fare insieme. Chi si sente di appartenere a una community, infatti, è disposto a dedicare del tempo e ad attivarsi partecipando a una discussione o a un evento, propronendo attività, suggerendo delle idee. E’ grazie al senso di appartenenza che i membri sono disposti a co-progettare e a co-gestire attività e servizi, quindi a co-produrre valore con, e per, l’organizzazione. Inoltre, il senso di appartenenza è ciò che unisce i membri, e che fa sì che questi si riconoscano senza essersi mai incontrati. “Quando ho incontrato un ragazzo che indossava il braccialetto di ScuolaZoo”, mi ha detto un giorno un membro della community “l’ho fermato e ci siamo messi a chiacchierare”.

 

Il senso di responsabilità morale è ciò che spinge i membri ad aiutarsi

Chi partecipa a una community, inoltre, sente un naturale senso di responsabilità nei confronti degli altri membri. Se si prova ad entrare in una community che funziona e a chiedere un consiglio, si vedrà quante persone sono disposte a offrire aiuto. Questo è così vero che molti brand, sempre più spesso, affidano il customer care di primo livello proprio alla community (e pare anche funzioni benissimo!).

 

La community che vuole generare impatto è stimolata da un’organizzazione

Infine una community non tanto per essere tale, ma per crescere deve essere stimolata da un’organizzazione con cui co-produce valore. Abbiamo inserito all’interno della nostra “definizione” di community un elemento di governance sapendo che è un po’ forzato, perché le community di cui ci occupiamo in questo blog, ma anche nei nostri percorsi di formazione e di consulenze ad aziende e associazioni, sono prettamente quelle che hanno l’ambizione di generare impatto sociale ed economico. Per farlo è necessario crescere e raggiungere massa critica, cioè un numero di persone sufficienti a far sì che chi entra nella community riesca a trovare quel che cerca, ma anche a generare quel ricambio necessario per continuare a trovare persone attive che hanno voglia di impegnarsi e spendersi per la community. Per questo ci vuole un’organizzazione che stimoli, coordini, curi, unisca. Un’organizzazione che può essere rappresentata da un’azienda, da un ente non profit, da un’amministrazione ma anche da un team informale di cittadini attivi. L’importante è che si prenda in carico lo sviluppo della community con l’obiettivo di condividere con essa la proposta di valore, ma anche di abilitarla affinchè sia in grado di muoversi ed agire.

 

Sei pronto per lanciare la tua community?

Comprese quindi le caratteristiche principali di una community si può valutare con più consapevolezza se i propri clienti, soci, cittadini, dipendenti possono davvero essere considerati una community oppure sono solamente un pubblico, un ricettore passivo di un messaggio, verso cui si erogano servizi o prodotti. Si può altresì capire se davvero si è pronti ad abilitare una community, cioè a creare una proposta di valore comune e a progettare l’ambiente e il contesto in cui la community si incontra e interagisce e l’organizzazione ascolta e stimola. Non è un lavoro facile ma se si decide di intraprendere è certo ricco di soddisfazioni. Sui vantaggi di questo approccio, e sul perché farlo, l’appuntamento è al prossimo post.

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