
04 Lug Welfare in piattaforma
#quasi-piattaforma #welfare #sharingeconomy
PROMOSSO DA:
Fondazione Cariplo
Curata da:
Ivana Pais (Università Cattolica del Sacro Cuore)
Flaviano Zandonai (CGM)
Contributi di:
Davide Arcidiacono
Marta Mainieri
Enrico Orizio
L’ipotesi di ricerca parte dall’affermazione che la piattaforma non sia neutra rispetto al bene/servizio che intermedia. In particolare, si ritiene che il welfare presenti delle specificità che richiedono la costruzione di modelli organizzativi almeno in parte ad hoc per il settore. L’adozione di questo approccio cambia la prospettiva di analisi: non si tratta di verificare le capacità di un settore di muoversi secondo logiche isomorfiche lungo un processo di “piattaformizzazione” le cui caratteristiche sono state definite dall’esterno, ma di indagare le capacità del settore nel costruire un proprio modello di piattaforma.
Sono stati analizzate cinque piattaforme di welfare promosse attraverso i bandi Welfare in azione di Fondazione Cariplo in Lombardia si è appreso che la digitalizzazione potrebbe favorire processi di trasformazione dei servizi di welfare tradizionale ma il riferimento non può essere la piattaforma di mercato. E’ stato individuato un modello ideale che è stato definito “quasi-piattaforma”: termine che non rimanda a una loro incompiutezza ma al fatto che presentano caratteristiche peculiari, dal momento che operano in quasi-mercati.
Una quasi-piattaforma di welfare è parte di organizzazioni e di reti ampie, che travalicano i confini organizzativi chiusi delle piattaforme ma anche la governance di tipo verticale dei sistemi di welfare locale. Le piattaforme nascono come start up le quasi-piattaforme sono parte di processi di trasformazione organizzativa. Nelle quasi-piattaforme le economie di scala (scaling wide) sono sostituite da logiche di radicamento (scaling deep): gli investimenti iniziali sono di valore piuttosto limitato e sono sostenuti prevalentemente da investimenti filantropici, non è necessario ricorrere a capitale di rischio. Se le piattaforme di mercato traggono parte dei loro ricavi dalla vendita dei dati, nelle quasi-piattaforme i dati sono valorizzati come beni comuni, utili all’individuazione di nuovi rischi sociali e nuovi bisogni di servizi. Il sistema di accreditamento degli operatori e la protezione della privacy degli utenti portano verso modelli più chiusi e anonimi rispetto alla completa apertura e visibilità degli utenti delle piattaforme. Anche l’incontro tra domanda e offerta e la divisione del lavoro non sono lasciate alla negoziazione diretta tra le parti ma interviene una forma di mediazione da parte delle organizzazioni che veicolano il servizio. Una specificità delle quasi-piattaforme è l’investimento in formazione per avvicinare e far interagire le parti, con l’obiettivo di coltivare una comunità di utenti ibrida online/offline.
La quasi-piattaforma non agisce solo come elemento “riformatore” del sistema di welfare classico, ma cerca di intercettare bisogni e risorse che per ragioni diverse sfuggono all’assetto attuale, pur mantenendo una specificità rispetto alle logiche di mercato adottate dalle piattaforme più affermate.
La ricerca nello specifico ha indagato i processi di avviamento, gestione e messa a regime di infrastrutture-piattaforma ispirate ai modelli dell’economia collaborativa nell’ambito di 5 progetti di welfare comunitario finanziati da Fondazione Cariplo. L’indagine, di taglio qualitativo, si è concentrata su cinque progetti che si sono dotati di una piattaforma digitale per la gestione delle loro attività. Le piattaforme sono state analizzate in primo luogo attraverso una due diligence in termini di funzionalità e di efficacia utilizzando sistemi di analisi mutuati dalle esperienze più affermate di “sharing economy”. Successivamente sono state effettuate interviste con i gestori delle piattaforme allo scopo di approfondire nel dettaglio il design progettuale e le strategie adottate in sede di implementazione, in particolare per quanto riguarda il popolamento della piattaforma e l’attivazione degli scambi.
Collaboriamo nello specifico ha curato il capitolo “Il disegno dei servizi nei cinque progetti: criticità e ambiti di miglioramento”.