08 Nov Sharing economy, cibo e quartiere
Secondo le statistiche delle Nazioni Unite ogni anno finiscono nei rifiuti 1,6 milioni di tonnellate di alimenti: un terzo dell’intera produzione mondiale destinata al consumo umano. Ma c’è di peggio: per l’80% si tratta di prodotti ancora buoni e perfettamente commestibili.
Le ragioni per tale spreco sono distribuite a diversi livelli della catena produttiva. Nei Paesi più poveri si parla di perdita di cibo, legata a inefficaci tecniche di raccolta: per esempio frutta e verdura che marciscono nei campi. La gran parte degli sprechi si concentra tuttavia nelle nazioni ad alto reddito e riguarda tipicamente la fase del consumo: significa che si comprano alimenti che vengono poi buttati via. I consumatori occidentali ogni anno destinano alla spazzatura 222 milioni di tonnellate di alimenti, pari all’intera produzione della regione sub-sahariana.
L’Italia non è priva di responsabilità. Benché la crisi economica abbia contratto la spesa alimentare del 12,8 % dal 2007 al 2013 ogni nucleo famigliare, single inclusi, butta in media 35 chili di alimenti ogni anno, per un valore complessivo di 8,1 miliardi di euro. Si tratta però solo di una parte del cibo che ogni anno nel nostro Paese finisce nelle discariche: secondo Coldiretti, considerando le inefficienze della distribuzione e le pratiche di negozi e supermercati, in Italia si perdono 10 milioni di tonnellate di alimenti all’anno, una quantità che potrebbe sfamare 44 milioni di persone.
Se invertire i cicli di produzione e distribuzione del prodotto è un’impresa ardua, un primo vero segno di cambiamento può arrivare con l’adozione delle pratiche del food-sharing (condivisione del cibo) che in altre nazioni hanno dato risultati entusiasmanti.
Le piattaforme di food-sharing che già esistono (www.ifoodshare.org, www.scambiacibo.it) in Italia consentono a tutti di offrire sul sito i prodotti alimentari che sarebbero altrimenti destinati a finire nella spazzatura, magari perché comprati in eccesso o perché vicini alla data di scadenza; chiunque, dopo essersi iscritto, può caricare prodotti o cercare qualcosa che magari gli serve. La chiave del successo di queste piattaforme, che possono fare molto sia per combattere gli sprechi sia per aiutare a creare un nuovo tessuto di relazioni sociali nella città, è la partecipazione e il coinvolgimento di tutti. Per questo ci troviamo per parlarne e per capire come partendo dal quartiere si può costruire nuovi stili di vita più collaborativi e sostenibili.
Intervengono Marta Mainieri e Gea Scancarello