17 Mag Sharing economy: autoregolazione o è opportuno l’intervento del legislatore?
Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha permesso la nascita di nuovi modelli di business legati alla sharing economy, che sono andati ad operare in settori maturi, innovandoli fortemente, andando a scalfire monopoli e rendite di posizione che sembravano ormai consolidati.
In generale, si potrebbe affermare che le aziende della sharing economy non hanno inventato nulla, ma hanno semplicemente individuato dei vuoti normativi non regolati per tempo dai Governi. Come era inevitabile gli incumbent stanno cercando di contrastare in ogni modo i nuovi entranti invocando maggiori regolazioni per proteggere gli interessi di categoria come dimostrato dalle proteste dei tassisti o da associazioni di albergatori, davanti ad operatori come BlaBlaCar, Uber o Airbnb.
In questo scenario, i Governi dovrebbero intervenire in ogni caso con grande cautela cercando di contemperare diverse esigenze.
Da un lato iniziative legislative troppo stringenti rischiano di compromettere lo sviluppo di interessanti attività imprenditoriali, con conseguente perdita di creazione di valore e di posti di lavoro e dall’altro possono impedire ai consumatori di godere appieno dei benefici della sharing economy.
Dall’altro, accanto ai benefici per i consumatori, ed ai redditi aggiuntivi che alcuni cittadini possono ricavare dalla sharing economy, si aprono questioni su cui sembrerebbe opportuno un intervento del regolatore. È necessario dare delle risposte in termini di tassazione dei redditi da sharing economy, oppure su come dovrebbe essere disciplinata meglio la responsabilità legale di chi offre servizi, o ancora come andrebbero regolate le questioni inerenti la privacy o possibili discriminazioni (di sesso, razziali).
PROGRAMMA
Apertura lavori: Relazione:
Discussione
Alberto Biancardi Alberto Marchi, McKinsey
Gianmario Verona, Università Bocconi
Paolo Coppola, Camera dei deputati
Marta Maineri, Collaboriamo
Antonio Palmieri, Camera dei deputati
Andrea Saviane, BlaBlaCar
Closing remarks: Enrico Letta